E.D.U.C.A.R.E.

E.D.U.C.A.R.E.
Entusiasmo, Dinamismo, Unicità, Crescita, Armonia, Relazionalità, Entropia
di Cristina Bodon

La risposta alla domanda “cosa vuol dire educare” è solo in apparenza facile. Sinteticamente possiamo convenire tutti nell’affermare che l’intervento educativo è un intervento promozionale alla crescita della persona nelle sue diverse dimensioni esistenziali. Le possibili declinazioni di questa affermazione sono però molteplici. Proviamo ad analizzarne alcune utilizzando un piccolo artifizio.
EDUCARE ovvero E.D.U.C.A.R.E.

E come ENTUSIASMO. E’ la dote che deve connotare l’atteggiamento dell’educatore nell’approcciarsi al bambino . Il suo significato etimologico (“il dio dentro”) identifica bene la forza interiore che spinge a superare gli ostacoli anche apparentemente invalicabili.  E’ la tensione attiva e positiva che consente la realizzazione dei “sogni”. È saper credere nel bambino che ci viene affidato, nelle sue potenzialità, nelle sue positività. È saper camminare al suo fianco sostenendo le sue motivazioni al “fare” ma soprattutto all”essere”. Non collude con aspettative o richieste illusorie ma sa dare significato ed importanza a piccole e faticose conquiste quotidiane. È il contenuto emotivo che facilita nel bambino l’apprendimento dell’esperienza

D come DINAMISMO. Il fine ultimo dell’educare è il favorire l’acquisizione di processi dinamici e  di vissuti  più che di nozioni o prodotti statici. Paradossalmente nasce dalla capacità di frenare la spontanea tendenza all’agire o all’eccesso di interventismo “sul” bambino per lasciare a lui il tempo e lo spazio della realizzazione. È capacità di attivare nell’altro il pensiero che gli consenta di riflettere e /o sperimentare o almeno di  percepire. È rendere il bambino “attore protagonista” del suo percorso.

U come UNICITA’. È la consapevolezza che non esistono proposte educative preconfezionate o genericamente totivalenti. Per rispondere correttamente ai bisogni del singolo bambino vanno evitate le omologazioni e va al contrario posta attenzione alle peculiarità individuali ed alle differenze. È porsi il problema di ricercare strumenti specifici per dare risposte specifiche ad ogni singolo caso. È tenere conto del presente ma anche della storia personale della persona di cui ci prendiamo cura proiettandoci anche in presumibili itinerari futuri. E’ sforzarsi di saper riconoscere la diversità dei bisogni espressi, dare loro coerenza e corretta espressività prima di cercare di dar loro risposta.

C come CRESCITA. Parte dalla consapevolezza di sé, del mondo, degli altri. Non può prescindere dalla costruzione di una relazione significativa con la realtà e con le persone che la abitano. È favorita dall’offerta di modelli comportamentali positivi. Si realizza nel modulare le richieste di autonomia, di espressione, di realizzazione e di relazione alle tappe maturative del bambino. È rispettare la progettualità esistenziale dell’individuo aiutandolo a diventare giorno per giorno “la persona che può essere”. Come affermava la Montessori tutte le proposte educative che si fanno al bambino devono fare riferimento alla sua realtà e alle sue potenzialità al fine di armonizzare la sua crescita.

A come ARMONIA. È aiutare il bambino a trovare un miglior equilibrio tra le sue dimensioni esistenziali. È cercare di ridurre le limitazioni dello svantaggio che il bambino vive e migliorare ove e come è possibile le funzionalità ma è soprattutto valorizzare le sue potenzialità favorendone il pieno sviluppo. È sostenere il bambino a raggiungere la migliore maturità affettiva possibile per lui. È aiutarlo ad ampliare il proprio spazio esistenziale in un percorso che parte dalla padronanza del proprio corpo per aprirsi alla autonomia ambientale e sociale.
 
R come RELAZIONALITA’
che è anche RICONOSCIMENTO RECIPROCO. Nel rapporto con il proprio educatore il bambino deve trovare un riferimento affettivo di accoglienza (sentirsi accettato ed amato), un ruolo di guida, una carica di vitalità che è data dal piacere di stare e lavorare insieme, un contenimento delle proprie ansie e dei propri disagi emotivi, un sostegno di sicurezza che gli consenta di tollerare e superare le frustrazioni degli insuccessi e delle difficoltà. Deve poter sperimentare il rispetto e la corretta lettura delle proprie modalità espressive e comportamentali per poter accettarne l’eventuale modifica e per potersi aprire alla reciprocità.

E come ENTROPIA.
È sapersi prefigurare come il bambino potrà accogliere le proposte che gli vengono presentate. Ci fa capire come alla base di ogni intervento educativo ci deve essere la capacità di osservare e comprendere il bambino. Tanto maggiori sono le conoscenze che si hanno di lui tanto più efficaci potranno essere le proposte e le strategie che riusciremo ad attivare. Per questo motivo è fondamentale che alla corretta definizione di un percorso educativo concorra una valutazione multidisciplinare.
Educare è un’arte difficile perché implica rigore scientifico, empatia, attenzione, umiltà, tolleranza, resistenza, creatività e soprattutto fiducia.

 

Scarica in pdf in fondo alla pagina l'articolo completo di approfondimento del n. 73 di raccontami 

 


 

Clicca per inviare l'articolo via email a un amico