L'AMBIENTE EDUCATIVO

L’ambiente educativo - L’importanza dell’ordine
di Carmela, Elena, Glenda, Lorenzo, Maria, Marina, Paola, Simona, Tanya, Tiziana

"Ogni cosa al suo posto, un posto per ogni cosa". Così Maria Montessori si rivolgeva alle future educatrici, sottolineando l’importanza dell’ordine all’interno di un ambiente educativo.
Qual era il motivo del suo insistere su questo? L’ordine permette al bambino di avere dei punti di riferimento fuori e dentro di sé, assumendo un doppio valore, materiale e intellettivo. È una caratteristica che l’ambiente fisico deve avere affinché il bambino possa sperimentarsi in modo autonomo e sicuro, e in questo modo possa organizzare il proprio pensiero.
Proprio partendo da questo intendere montessoriano, Vittorina Gementi stabilisce le peculiarità del suo intervento educativo. L’ordine diventa il presupposto per la piena realizzazione della persona, fine ultimo del Trattamento Pedagogico Globale. Nell’agire pedagogico globale è richiesto ad ogni persona di porsi di fronte al bambino con l’idea di poterlo aiutare ad auto-ordinarsi. Poco conta che sia l’adulto ad agire: c’è promozione umana se è il bambino stesso ad organizzarsi, cioè interiorizza e diventa capace di scegliere, realizzandosi come persona.
Un ambiente pensato a misura di bambino è il compito di ogni educatore e diventa strumento nelle mani dell’adulto per arrivare alla chiave di volta che può e deve aiutare il bambino a sviluppare sempre maggiori autonomie.
L’ordine aiuta a creare punti di riferimento che permettono la costruzione, nella mente del bambino, di un ponte tra ciò che già conosce e ciò che è nuovo per lui, affrontando con meno ansia proposte nuove.
L’ambiente educativo è il palcoscenico dove bambino esprimerà il suo potenziale. Nasce la necessità di preparargli un ambiente adatto, capace di stimolarlo, che non lo ostacoli nel suo lavoro. Un ambiente proporzionato, limitato, ordinato, organizzato, semplice, calmo, armonioso, attraente, denunciatore dell’errore, curato nei particolari (Montessori).
Se non si propone un ambiente ordinato, il bambino non riuscirà mai a ordinarsi, ma nel momento in cui il bambino diventa capace di ordinarsi, riesce a organizzare il proprio pensiero, quindi si percepisce, diventa cosciente e si realizza come persona.
Tutto dev’essere pensato: dalla disposizione dei mobili all’interno dell’aula al materiale educativo di sviluppo che sopra ad essi verrà posto, ricordandosi che anche la sedia, il tavolo e qualsiasi oggetto dell’arredamento ha un valore educante.
La scelta della collocazione degli oggetti nella classe segue generalmente il principio dello sviluppo fisico e intellettivo del bambino. I materiali sono proporzionali allo sviluppo psicofisico di chi ne usufruisce.
Nella collocazione dei materiali si pone attenzione all’altezza, al peso specifico degli oggetti manipolati, alla loro capacità di attrarre l’attenzione del bambino, affinché li richieda e alla funzionalità degli stessi.
Alla Casa del Sole, l’educatore attua un intervento che sostiene il bambino nel cammino verso l’efficienza, non intesa in termini funzionali, ma come vissuto globale.
Il bambino, libero nel movimento, intuisce di poter seguire le proprie idee e i propri interessi, si scopre in grado di raggiungere l’oggetto e di esplorarlo. Il tutto si realizza solo se il bambino trova vie e mezzi per concentrarsi.
Nell’ambiente del bambino tutto deve essere misurato e ordinato e dall’eliminazione di confusione e superfluità nascono appunto l’interesse e la concentrazione (Montessori).
Secondo Vittorina l’efficienza di un lavoro pedagogico si esprime con l’armonia, la comunione, la capacità di dialogare o di litigare (sempre nel rispetto reciproco) e non può prescindere da fattori chiave anche tangibili, quali puntualità, precisione, ordine.
Quest’ultimo concetto, assume una connotazione più chiara e non si limita alla pura esteriorità o a un qualcosa di dato a priori. Esso è un principio d’azione che di per sé deve incarnarsi e non rimanere un proposito. Vittorina è eloquente: L’ordine che c’è nel giardino, ad esempio, può diventare strumento educativo per i bambini, ma se l’adulto è il primo a non rispettarlo, all’efficienza non si arriva più, non per il disordine dell’ambiente, ma perché manca l’intelligenza e la capacità dell’adulto di sfruttare l’ambiente come proposta educativa.
Cristina Bodon (Direttore Sanitario della Casa del Sole ndr) chiarisce l’apporto positivo di un buon ambiente educativo: L’aspetto estetico, il bello, l’armonico suscita una esperienza emotiva complessa in cui si intrecciano percezioni, pensieri ed azioni, che attivano la possibilità di acquisire nuove informazioni.

Il setting
Oltre all’organizzazione degli spazi in sotto ambienti (ad esempio area accoglienza, area pranzo, area gioco, area relax, area bagno, …) bisogna tenere in considerazione anche l’atmosfera che l’ambiente rimanda, il così detto ambiente psichico.
I fattori su cui si può intervenire per creare differenti atmosfere in uno stesso ambiente, a seconda dei diversi momenti della giornata o delle varie attività che vi vengono svolte, sono:
•    luce,
•    colori,
•    suoni,
•    profumi.
La luce può essere piena e diretta, come la luce solare che entra dalle finestre o quella artificiale. Questa è stimolante e favorisce l’attivazione e la concentrazione ed è quindi adatta per i momenti conviviali o di attività strutturate.
Una luce ovattata, filtrata ad esempio da tende semi-coprenti, trasmette un senso di calma, tranquillità e riposo ed è quindi indicata per momenti di relax, attività rilassanti o per calmare uno stato di eccessiva eccitazione dei bambini.
Il buio, infine, è usato per il riposo o per particolari attività di stimolazione visiva, per evitare che altre fonti di luce interferiscano con gli stimoli luminosi proposti.
Per quanto riguarda il colore, solitamente le tinte delle pareti sono chiare (bianche o pastello) perché diano un rimando di neutralità e non infastidiscano chi ha problemi di ipersensibilità visiva. Anche gli arredi, compatibilmente con la disponibilità, sono generalmente chiari.
Su questa tela bianca l’educatore può giocare, abbellendo la classe con stoffe, disegni, luci colorate, che siano funzionali allo scopo che si propone.
Ad esempio, potrebbe usare prevalentemente colori pastello per creare un’atmosfera rilassante o colori accesi se ha bisogno di un ambiente vivace, allegro e stimolante. Oppure utilizzare colori diversi a seconda sella stagione.
Per ciò che concerne l’ambiente sonoro si possono sottolineare i diversi momenti della giornata con specifiche musiche o canzoni (l’accoglienza al mattino, il saluto al pomeriggio o musiche inerenti a determinate festività, natalizie per esempio).
Spesso si utilizzano musiche rilassanti, generalmente non cantate, o che riproducono suoni della natura per favorire il rilassamento (ad esempio durante le attività di stimolazione basale, bagno educativo, riposo, …). Può anche essere utile ricreare una nicchia, il più possibile isolata acusticamente, per calmare un bambino in crisi.
L’ambiente viene lasciato generalmente piuttosto neutro, dal punto di vista olfattivo, senza inserire profumi, se non per sottolineare e rafforzare alcune attività.
Durante le proposte più rilassanti, ad esempio, come i massaggi, la stimolazione basale, il bagno educativo si utilizzano dei diffusori di oli essenziali, dalle fragranze delicate e gradevoli, non troppo forti, per favorire il rilassamento.
Si può inoltre considerare anche un adeguamento tattile dell’ambiente attraverso la creazione di percorsi tattili fissi, che si possono seguire con le mani o con i piedi lungo le pareti o i mobili dei vari ambienti per favorire l’orientamento spaziale di bambini ipovedenti.
Ovviamente nell’organizzazione del setting è necessario considerare i bisogni speciali di alcuni bambini che hanno problemi di ipersensibilità o iposensibilità agli stimoli e togliere quegli elementi (luci, suoni, profumi, colori) che possono risultare sgraditi o disturbanti.

Le autonomie
L’obiettivo del nostro intervento educativo è quello di mantenere al centro la persona disabile per potenziarne le autonomie e trasferirle nel contesto familiare. Sono necessari interventi abilitativi/riabilitativi, stabiliti in base alla diagnosi e alle caratteristiche del ragazzo, per i quali è necessaria la collaborazione di tutti. Il nostro obiettivo è quello di favorire una crescita globale e uno sviluppo armonico del bambino.
Il percorso è curato non solo da noi educatori ma anche da terapisti, medici, assistenti sociali, pedagogista. È importante lavorare sulla quotidianità per acquisire quelle piccole autonomie che fanno diventare grandi i nostri ragazzi: pensare alla propria igiene, sapersi vestire, gestire il proprio comportamento in base al contesto, acquisire abilità di gioco individuali e di gruppo, potenziare le abilità cognitive, rispettare le regole della vita quotidiana, acquisire competenze specifiche per vivere in casa in modo più autonomo possibile (apparecchiare, preparare il pranzo o la cena, riordinare, condividere gli spazi).
In generale si cerca di creare un ambiente confortevole, adattandolo ai loro bisogni: maniglie facilitanti per aprire e chiudere gli armadietti, posate con impugnature personalizzate, utilizzo di tessere PCS nei vari spazi in modo da facilitare l’orientamento del ragazzo. Favorire una buona autonomia personale permette al soggetto un buon inserimento sociale.

La creatività dell’educatore e il materiale
La creatività pedagogica è un presupposto essenziale della nostra azione educativa. Nel campo degli interventi educativi e didattici, infatti, la creatività andrebbe considerata come regola: costruire uno strumento didattico su misura, per rispondere allo specifico bisogno di un alunno, è una operazione necessaria per un’efficace personalizzazione dell’intervento (F. Fogarolo - C. Munaro, Fare inclusione).
Nel nostro approccio al bambino disabile, infatti, consideriamo la condizione di diversità come punto di partenza per un percorso educativo e riabilitativo che valorizzi pienamente le realtà fenomenologica della persona (Cristina Bodon, Educazione globale e disabilità): il bambino disabile è una persona, non è il suo deficit.
Come educatori siamo chiamati a rispondere agli specifici bisogni del bambino in quanto persona, ovvero a personalizzare l’intervento educativo, rispondendo nel modo più adeguato ai suoi bisogni. Occorre una valutazione accurata delle abilità cognitive ed emotive, degli stili di apprendimento e una programmazione adeguata a quel bambino.
I metodi educativi e i sussidi didattici normali non sono sempre sufficienti e idonei per bambini con deficit cognitivo. Pertanto nel nostro operare siamo continuamente chiamati a adeguare idee, metodi, materiale. Tuttavia non crediamo che sia solo lo strumento che fa la differenza, ma il modo in cui viene usato, e in particolare il progetto educativo, che deve essere alla base di tutto. Da qui l’importanza anche degli strumenti poveri, costruiti dalle mani dell’educatore a partire anche da materiali di scarto.
Se quanto detto è vero nella quotidianità del nostro lavoro di educatori, a maggior ragione la creatività si è dimostrata essere la chiave di volta per tentare una risposta alle urgenze che i tempi difficili in cui stiamo vivendo, tempi di smarrimento e di isolamento, ci hanno posto.
Mai come in questi mesi si è fatto appello alla resilienza, alla capacità di affrontare e superare un periodo di difficoltà, che ci porta a trovare soluzioni anche quando apparentemente non ce ne sono, a trovare strade nuove. Per fare questo la resilienza ha bisogno della creatività.
Da fine febbraio a metà giugno ci è stato chiesto di ripensare il ruolo e l’azione dell’educatore: come essere presenti e vicini in modo significativo ai bambini e alle loro famiglie, come sostenerli nonostante la distanza? Ecco allora che tutta l’attività educativa (didattica, sensoriale, psicomotoria, manipolativa. ecc.) è stata ripensata e adeguata al contesto familiare, ai bisogni, agli strumenti e ai tempi dei nostri ragazzi e delle loro famiglie.
La sfida è stata ardua, ma la sua urgenza ci ha imposto di accoglierla: riuscire a ricreare un ambiente educativo interagendo a distanza, rendendo educativi luoghi, spazi, tempi e materiali che non possiamo condividere attraverso la presenza fisica, ma solo attraverso un monitor, rappresenta un nuovo scenario educativo e umano da scrivere. A noi il dovere di farlo credendo nei nostri ragazzi e coltivando la speranza.

 

da raccontami n72

 

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