CASA DEL SOLE COMUNITà EDUCANTE - RACCONTAMI N77

Casa del Sole, Comunità Educante attenta alle Fragilità
Giornata di formazione della psicopedagogista Sabrina Tellini
 
sintesi di Andrea Ghidini - pedagogista
 
 
Il 25 febbraio 2023 si è tenuta presso il teatro di Casa del Sole una conferenza/laboratorio sul tema della comunità educante. Tale scelta è stata fatta per iniziare a riprendere, dopo gli ultimi anni di covid, alcuni aspetti che sono stati in parte compromessi dall’isolamento forzato a cui ci aveva vincolato la pandemia.
Il titolo è una affermazione o una domanda? Lo scopriremo insieme attraverso il lavoro di questa mattina” esordisce Sabrina Tellini, “partiamo cercando di decodificare il titolo a me assegnato: Comunità, è un insieme di persone unite tra di loro da rapporti sociali, linguistici e morali, vincoli organizzativi, interessi e consuetudini comuni”. Es. comunità etniche, religiose. Educante, è l’aggettivo che la qualifica, qualifica questo spazio e questo luogo. Significa che è un luogo che educa, è una struttura altamente qualificata, perché anche parificata alla scuola di primo e secondo grado, dove si propongono attività per bambini con fragilità. Attenta alle fragilità, un termine molto ampio che comprende diverse tipologie di patologie. L’aggettivo “attenta” connota un interesse di risposte flessibili e diverse a seconda del momento storico e dei bisogni della società.

La fragilità evolve, come si modifica il contesto storico in cui si vive. Per esempio, stiamo assistendo ad una crescita esponenziale di bambini con la sindrome di autismo. Per riconoscersi all’interno di questa comunità, per sentirsi parte, non basta un rapporto di lavoro, un contratto, serve tanto altro.
 

Allora, come si costruisce una comunità?
Il primo presupposto affinché una comunità funzioni bene è quello di saper cooperare tra i suoi membri.
Vittorina Gementi, in uno dei suoi incontri formativi per operatori, scrive: “cooperare significa innanzitutto avere fiducia l’uno dell’altro. Io devo avere dentro di me il valore della fiducia dell’altra persona, della sua professionalità…..ogni giorno siamo chiamati ad educare, ma anche ogni giorno noi dobbiamo essere soggetti educabili. Se non ci mettiamo nella disponibilità di essere soggetti educabili da tutto l’ambiente non riusciamo a cooperare. Dobbiamo essere disposti a educarci nella pazienza, nella fiducia reciproca, nel passaggio reciproco, dobbiamo essere abbastanza elastici da accettare sempre una forma nuova che ci viene dalla cooperazione con gli altri” da Inno alla Vita 1991.
Fiducia deriva dal latino fides, che significa “riconoscimento dell'affidabilità dell'altro”, dunque indica qualcosa che si conquista sul campo, che richiede l'incontro e il contatto. Secondo Vittorina, per saper ben cooperare bisogna avere fiducia nei colleghi ma anche essere “educabili” ovvero disponibili a mettersi in gioco e a modificare il proprio punto di vista. Anche Papa Francesco si è espresso rispetto alla complessità dei rapporti umani e alla necessità di riuscire a dialogare con coloro che possono avere opinioni differenti dalle nostre. Nell’Evangelii gaudium è scritto: “Il modello non è la sfera, che non è superiore alle parti, dove ogni punto è equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un punto e l’altro. Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità” (n. 236).

Quindi cooperare significa imparare a confrontarsi, come opportunità di ricchezza, di apertura all’altro, pur nella consapevolezza della difficoltà di curare le relazioni.

 

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