INTERVISTA AL PROF. FRANCO LAROCCA

 

ALLA CASA DEL SOLE SI SPEZZANO LE CATENE
Intervista al Professore Franco Larocca
di Nicolas Saccani Educatore
 
Franco Larocca, professore emerito di Pedagogia Speciale all'Università di Verona, è stato direttore del Dipartimento di Scienze dell'Educazione nonché responsabile del Gruppo di Studio e Ricerca sull'Handicap e del CEP-CRISIS (Centro di Educazione Permanente - Centro di Ricerca Intervento - Studi Interdisciplinari sullo Svantaggio) e del Centro Disabili. E' autore di numerose pubblicazioni di pedagogia, di metodologia della ricerca pedagogica e di pedagogia speciale per l'handicap. Lo abbiamo raggiunto per fargli alcune domande.
 
Cos’è la Pedagogia speciale? E quali sono le componenti per una buona pedagogia?

Ai miei allievi, iniziando un corso di Pedagogia speciale, chiedevo loro proprio questo. Rispondevano nei modi più fantasiosi possibili, ma tutti fuori luogo. Rimanevano allibiti quando dicevo loro che di speciale in questa pedagogia erano proprio loro. Bisogna, infatti, essere o diventare persone speciali per occuparsi delle persone con qualche difficoltà.
Ma in che consiste questo essere speciali? E’ proprio rispondendo al secondo quesito che si intravede lo specifico. Infatti se la pedagogia è scienza della transazione fra persone per ridurre l’asimmetria fra loro (adulto-bambino, maestro-allievo), ma soprattutto per ridurre l’asimmetria tra essere e dover-poter essere, occorrono qualità di osservazione della realtà e dei suoi contesti capaci di andare oltre le mere apparenze. Inoltre, entro quei dati, occorre intuire quali sono quelli capaci nel singolo di aprire all’ulteriorità, ossia al progresso e alla realizzazione e soddisfazione di sé. Quindi l’educatore, che è sempre anche pedagogista, ossia scienziato dell’educazione, guidato dall’intuito, introduce quell’azione che provochi incremento sia nell’educando che nell’educatore stesso. La terza componente essenziale è il clima positivo dell’interazione.
Nella Pedagogia Speciale, queste tre componenti nell’educatore pensoso devono essere davvero speciali; cioè devono richiedere il massimo di dedizione personale in termini di sensibilità osservativa, di studi pregressi (l’intuito non è dell’ignorante!) per un più facile intuito, una capacità di tempestivo intervento (il momento opportuno di cui parlava Aldo Agazzi) per rendere l’ambiente e la relazione calde e soddisfacenti per tutti.

 

Scarica in fondo alla pagina l'intervista completa in pdf (articolo da raccontami N75)

 

Clicca per inviare l'articolo via email a un amico