RACCONTAMI VITTORINA: POCO PER VOLTA CAPì LA SUA STRADA

 

RUBRICA: RACCONTAMI VITTORINA

 

Poco per volta capì la sua strada
Intervista a Olga Gementi: come ricorda la sorella

di Giovanni Telò Direttore Responsabile "raccontami"
 
 
La scuola, il catechismo in parrocchia, l’Azione cattolica. «Il papà Primo non era molto contento che Vittorina fosse sempre in giro e un giorno aveva sgonfiato una ruota della sua bicicletta, nascondendo anche la pompa. Così quella volta è rimasta a casa». A presentarci questo episodio è Olga Gementi, sorella di Vittorina, più giovane di lei di vent’anni: Vittorina era del 1931, Olga è nata il 12 luglio 1951 in una casa in via Spalti, nel quartiere Cittadella di Mantova. Ed è qui che la incontriamo per un’intervista, con la quale inauguriamo la rubrica dal titolo “Raccontami Vittorina”.
 
Le scarpe sporche di fango
Era stata Vittorina a convincere Olga a diventare collaboratrice alla Casa del Sole, fin dagli inizi degli anni Settanta. Aveva iniziato come segretaria, quindi le era stato affidato l’incarico di logopedista. Nel 1981 diventa responsabile del Centro di accoglienza per disabili adulti a palazzo Valentini, in corso Vittorio Emanuele a Mantova.
Un’esperienza importante e densa di significati, quella di Olga, alla Casa del Sole. Ma i suoi ricordi si affacciano su un periodo più lontano, quando i suoi genitori, Primo ed Evelina Varana, da Gambarara erano andati ad abitare a Cittadella, in via Spalti, nella casa in cui oggi Olga vive insieme al marito Luciano Fabbri. Era la fine degli anni Quaranta, la guerra era terminata da poco. Afferma Olga. «Il papà faceva il falegname, poi l’ambulante di stoffe, girando da una corte all’altra, mentre la mamma era casalinga. Vivevamo in un ambiente familiare semplice, tranquillo e sereno. Eravamo in tre sorelle, perché c’era anche Nelly, morta nel 2003 all’età di 70 anni».
Come se fosse alla moviola, Olga ripercorre il periodo in cui Vittorina era giovane. «Quando io sono nata, lei ha iniziato a insegnare alle scuole elementari di Vasto di Goito; quindi, nel 1955, è passata a Villanova de Bellis, frazione di San Giorgio Bigarello. A Vasto e Villanova aveva avuto i primi contatti con bambini che presentavano problemi neuropsicologici. Aveva allacciato rapporti costanti con le loro famiglie e così era venuta a conoscenza di altri bambini con problemi, tenuti nascosti in casa».
Olga ci mostra una fotografia della scuola di Vasto: gli alunni indossano il grembiule nero e hanno le scarpe sporche di fango. Una semplicità dignitosa. A Villanova de Bellis, Vittorina aveva incontrato una carovana di nomadi e si era messa a insegnare a quei bambini, fuori dall’orario scolastico, gratuitamente.
 
Quei “campi” in montagna
È possibile individuare in questa attenzione verso i bambini in difficoltà – chiediamo a Olga –, i primi germi di quella che sarebbe diventata la Casa del Sole, istituita nel 1966? «Sì, certo. Vittorina voleva giustizia sociale per quei bambini, non pietismo. Quei bambini avevano dei diritti che aspettavano di essere soddisfatti. Oltre all’attenzione verso i piccoli, per Vittorina c’è un altro aspetto da tenere presente: la sua fede. Nei bambini più fragili vedeva Gesù e aveva capito che, attraverso le situazioni della vita, Dio orienta la vocazione dell’uomo e della donna. Diceva: “Tutto tende a un fine, nulla avviene per caso. Dio prepara gli strumenti per realizzare il suo piano provvidenziale”».
Nell’orientare Vittorina verso la vita cristiana di grande aiuto è stata la mamma Evelina, donna di preghiera, che andava a Messa tutti i giorni e che sollecitava la figlia a “non lasciare indietro”, a scuola, gli alunni in difficoltà. Ricorda Olga: «Anche Vittorina si recava a Messa ogni giorno e per lei era come andare incontro allo sposo Gesù. Ci teneva alla formazione personale e ogni anno trovava il tempo per partecipare agli esercizi spirituali. Tra i contatti tenuti da Vittorina sono certamente da ricordare quelli con beata Madre Speranza di Gesù, alla quale ha chiesto consigli prima di istituire il Centro di solidarietà per bambini cerebrolesi gravissimi».
Vittorina ha dedicato molto tempo e impegno alla Gioventù femminile di Azione cattolica, divenendo delegata diocesana delle sezioni “minori”, bambine e ragazze (1950), e in seguito vicepresidente della Gioventù femminile. Prosegue Olga nel suo racconto: «Quando alla sera partiva per gli incontri nelle parrocchie, in casa si aspettava con ansia il suo ritorno. La mamma non andava a letto finché non la vedeva rientrare. Ma Vittorina non si fermava, nemmeno di fronte ai nebbioni dell’inverno. È sempre stata affascinata dalla vita associativa dell’Azione cattolica, quasi innamorata. Era un’esperienza fatta di incontri, preghiera, studio, vita comunitaria e, d’estate, di campi scuola in montagna».
I mesi di luglio e agosto erano dedicati ai “campi”, con destinazione Marmentino (Brescia), Ossana e Fucine, in Val di Sole, nel Trentino. Vittorina portava con sé Olga, che diventava un po’ la mascotte delle esperienze estive. «Nel progettare i campi scuola, Vittorina dava a essi sempre un’impronta formativa. Tornava a casa fisicamente stanca, ma soddisfatta e ricca dal punto di vista interiore».
 
La politica e il tabernacolo
Olga tiene a sottolineare l’importanza dell’impegno politico-amministrativo di Vittorina, assessora ai Servizi all’infanzia e alle scuole materne del Comune di Mantova (1962), oltre che vicesindaca dal 1965 al 1970. «Mentre la mamma era un po’ riluttante per il suo coinvolgimento nella vita politica», spiega Olga, «il papà invece ne era orgoglioso e non voleva che si tirasse indietro. Diceva a Vittorina: “Tu hai la testa giusta, vedrai che gli altri ti seguono”».
L’impegno di assessora l’ha aiutata a pensare più in grande e a toccare con mano ciò di cui le famiglie e i bambini avevano concretamente bisogno. Per esempio, scuole materne e mense per gli alunni di diverse fasce d’età, sia delle “materne” che delle elementari. «I progetti di Vittorina sono andati precisandosi poco per volta, con grande apertura mentale e competenza professionale attraverso la visita a istituti specifici per disabili. C’è stata tutta una preparazione prima di arrivare alla Casa del Sole».
L’aspetto di fede non va mai dimenticato: per Vittorina «i bambini cerebropatici sono tabernacoli viventi e il loro corpo è proprio come l’ostensorio, in loro vive e cresce Gesù». Quando alla Casa del Sole si era presentato padre Alessandro Domenicale, assistente spirituale delle Clarisse (1982), prima che arrivassero a San Silvestro di Curtatone, Vittorina gli aveva detto: «Ora le faccio vedere dove c’è Gesù Eucaristia». Si pensava che lo conducesse in chiesa per una preghiera, invece lo aveva portato al Centro gravissimi. Il tabernacolo era quello.
Un’ultima richiesta a Olga: ci lasci una frase di Vittorina che, più di altre, l’ha particolarmente colpita. Eccola: «La ragione della mia gioia è che io non sono mai sola. Ho vicino a me una Persona ideale la cui bontà mi avvince, alla quale io parlo sempre, e che mi comprende, divide con me tutti i miei crucci, alleggerisce le mie fatiche: è il mio Dio».

 

Giugno 2022, dal numero 75 di raccontami periodico della Casa del Sole

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